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Caro Alessandro,

Grazie per questa riflessione.

La cosa che mi ha più colpito negli ultimi mesi è una story che avevi fatto su Instagram riguardo alle "persone in carriera" che lavorano sui treni, e a come invece sarebbere necessario tornare a parlare di musica, poesia, politica, amore su i mezzi di trasporto migliori di sempre.

Alla fine io sono felice solo quando sono in compagnia di persone che amo, o stimo, o mi incuriosiscono, e le conversazioni trascendono dalla mercificazione e dal denaro. Quando si parla di sentimenti, di sogni più profondi, di riappropriasi del tempo e dello spazio.

Ciò che hai scritto mi ha fatto venire in mente la critica mossa alla "mindfulness" e ciò che è diventata anch'essa un "bene" commercializzabile, il risultato di una strategia di marketing di "un sogno costruito", "uno stile di vita idealizzato", e anche questa pratica ispirata al buddismo è stata corrotta per tornaconti commerciali e suggerisce e incoraggia un mindset narcisista e poco sano. Non a caso, il programma classico di mindfulness si svolte in otto settimane. E se non sei felice dopo otto settimana, soddisfatto o rimborsato?

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una delle newsletter più interessanti che ho letto quest’anno. non solo una riflessione assolutamente necessaria ma anche scritta in modo comprensibile e direi anche emozionante, leggere parole in cui mi ritrovo moltissimo aiuta a capire che è un problema sistemico che non può passare in secondo piano. grazie Alessandro, spero che ti aiuti sapere che le tue parole toccano tante persone, mi auguro tu non smetta mai di scrivere, senza alcuna fretta o pressione ma con la consapevolezza che trattare questi temi è essenziale per la consapevolezza collettiva

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Ciao Alessandro, per una che come me si porta ancora dentro la scia di uno dei culti più controversi del nostro tempo, leggere le tue parole è un esercizio di consapevolezza molto importante. In Scientology concetti come felicità, responsabilità personale, self made, ecc. sono tutti parte di un'architettura molto complessa al cui centro c'è una straordinaria capacità di monetizzare. Del resto, questi culti, mixano benissimo brandelli di ideologie orientali a debolezze personali a ignoranza a bisogni primitivi. Ci sarebbe tanto da dire. Grazie per quello che condividi e tanti auguri per tutto.

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Ti ho scoperto pochi giorni fa, sinceramente non ricordo più neanche come. Vorrei risponderti con una valanga (quasi) infinita di considerazioni, ma cerco di essere breve.

Le tue parole si sono fuse e integrate, con una semplicità disarmante, con molti miei pensieri. Una riflessione cristallina sulla felicità e su tutte le distopie e distorsioni costruitele attorno.

Mi permetto di concludere solo dicendoti che ho apprezzato moltissimo la sincerità, il dire le cose in modo chiaro, strappando un altro velo a quel giudizio e pregiudizio che relega in un angolo scuro noi che soffriamo di cose. Mi hai dato un po' di coraggio in più per affrontare una delle terapie più dure che ho svolto negli ultimi 11 anni.

Ti abbraccio (ma solo virtualmente per ora) e aspetto, quando sarà, tue nuove

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Ciao Alessandro,

Grazie per i tuoi spunti di riflessione sempre per me molto stimolanti.

Soffro da tanti anni di ansia e attacchi di panico e arrivata a 40 anni passati ho imparato a non farmene una colpa.

Yoga e meditazione non mi hanno fatto trovare la felicità (che ho trovato altrove) ma mi hanno dato la forza di uscire da quel bozzolo di paure che spesso mi bloccano. Perché se è vero che tanti dei disturbi mentali diffusi nella nostra società sono causa della società stessa è anche vero che (come al solito) siamo noi a dover cambiare lo status quo. Ma certamente non lo si può fare rannicchiati in un angolo buio. Per me yoga e meditazione sono questo: sono una mano che mi aiuta a rialzarmi, sono lo spiraglio di luce nel buio che mi blocca.

In quanto all’individualismo di queste pratiche, se è vero che sono pratiche che si fanno con se stessi e per se stessi, io ti posso dire che sono mille volte più efficaci quando sono fatte in gruppo. L’energia che ne scaturisce (e qui so che starai inorridendo 🤣) è mille volte più forte quando si sta assieme che quando si è da soli. Ma cosa lo dico a fare a te che sostieni politiche di comunità da sempre? Spesso le cose che ci sembrano lontane sono più simili a noi di quanto pensiamo. È quello che mi succede ogni volta che ti leggo: di primo acchito mi dico “no con questo non sono d’accordo” e poi riflettendo, rileggendo, lasciando passare qualche giorno, mi accorgo che nelle tue parole c’è sempre dentro tanto di me. Quindi se passi per il Friuli ti porto a una lezione di yoga con me 😉

Mi permetto di mandarti un abbraccio, alla prossima!

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Non importa sapere che scriverai la prossima settimana o il prossimo mese, l'importante è sapere che prima o poi scriverai di nuovo

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Ciao Alessandro,

Ti seguo da un po’, e prima di tutto, per quanto possa valere, mi dispiace per quello che stai passando, e hai passato.

Ho letto i tuoi pensieri con gli occhi di una persona che ad oggi, cerca di supportare una persona amata attraverso una situazione forse simile alla tua (non generalizzo, né tanto meno sento di avere competenze e contesto per qualificare con terminologie esatte certe emozioni).

Devo essere onesta, non mi sono trovata concorde con quanto hai scritto, ma questo mi ha dato inevitabilmente (e a tratti fastidiosamente), motivo per riflettere.

Ad ogni modo resto in parte convinta del fatto che, abbiamo la nostra porzione di responsabilità nella ricerca e nella scoperta della felicità, che c’è qualcosa insito in noi che ci porta in qualche modo ad accoglierla o a negarla, che di certo va indagata ed interrogata con fatica (e ovviamente con dolore). Non siamo entità totalmente polarizzate in una direzione piuttosto che in un’altra, questo è indubbio, ma non credo sia corretto arrendersi all’inevitabile e sacrificare il proprio benessere all’accettazione di fattori esterni e dinamiche sbagliate e contrarie all’interno delle quali siamo nati, e viviamo, e di certo non per scelta. Il nostro stato d’animo è per me, anche (sicuramente non solo) il prodotto di scelte personali, non sempre vincenti, non sempre veramente libere, ma non per questo distruttive e sbagliate. Ti chiedo scusa se ho male interpretato il tuo messaggio, ma mi sono sentita molto coinvolta, e forse per questo, a tratti contrariata. Ti ringrazio però per questo tuo spunto, per me particolarmente importante.

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Caro Alessandro,

La tua email mi ha fatto riflettere molto.

Anche io soffro di una forma di depressione dovuta al mio status di immigrata (in una nazione che proprio non mi piace) e da mobbing lavorativo che mi ha portato a una diagnosi di burnout.

Spesso mi faccio la tua stessa domanda: sei felice?

Posso dirti che ho due risposte:

Sì, sono felice con mio marito.

No, sono infelice di questa vita amara in un Paese dove piove 200 giorni l'anno, 100 sono nuvolosi e gli altri 65, variabili. Sono infelice di dover fare un lavoro che non mi appartiene, di avere a che fare con persone ignoranti (a mio parere) e sono infelice perché, nonostante stia facendo l'inimmaginabile per tornare in Italia, non ci riesco. Sembra quasi una maledizione.

Poi, mentre leggevo la tua email mi è venuto in mente il film di Gabriele Muccino, "La ricerca della felicità" con protagonista Will Smith.

Il titolo non è casuale, anzi viene ripreso proprio dalla dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti dove vengono anche citate: "Vita e Libertà" (che slogan! Zendeghi va Azadi) utopie che non cambieranno mai, neanche nel corso dei secoli.

Tralasciando il fatto che negli Stati Uniti contemporanei nulla di questi elementi è rispettato e tornando al film, la "Ricerca della Felicità" fa passare il messaggio che, per essere felici, si debba diventare ricchi, farcela anche quando a un certo punto hai toccato talmente il fondo che ti ritrovi a dormire nei bagni della metropolitana newyorkese.

Ti dico, per me la felicità non sono i soldi, per me la felicità è:

1. Passare il fine settimana in famiglia

2. Tornare a vivere in Italia

3. Il Sole.

Penso dunque, prima di chiederci se siamo felici, non sarà forse il caso di chiedersi: COSA È PER ME LA FELICITÀ? COSA MI RENDE FELICE?

Sono certa che ognuno di noi risponderà in modo diverso.

Spero di leggerti presto nuovamente e ti auguro, da depressa, di riprenderti presto.

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