La tua analisi è lucida e complessa, e proprio per questo apre un dibattito fondamentale: la sinistra può ancora essere pacifista senza risultare ingenua? Oggi più che mai, è una domanda che dobbiamo porci senza reticenze.
Partiamo da un punto fermo: non esiste sicurezza senza giustizia sociale. Se l’Europa avesse davvero a cuore la propria sicurezza, non avrebbe ignorato per anni il grido d’allarme delle classi popolari, non avrebbe smantellato il welfare, non avrebbe lasciato interi territori alla mercé della precarietà e dell’insicurezza. Ora ci dicono che il pericolo è la Russia e che l’unica risposta è un riarmo colossale. Ma se la vera minaccia arrivasse da dentro? Se il vero problema fosse la disuguaglianza crescente, l’abbandono delle periferie, il degrado del lavoro, la crisi climatica?
Tu dici che la storia insegna che senza un esercito si soccombe. Vero. Ma insegna anche che le guerre non portano giustizia, solo nuovi padroni. Militarizzare l’Europa ci renderà davvero più forti o ci legherà ancora di più agli interessi dell’industria bellica e delle multinazionali? Il complesso militare-industriale non difende la democrazia, difende sé stesso.
La sinistra non può cedere alla logica del "meno peggio", dell’accettare il riarmo solo perché "forse ci serve". La vera sicurezza viene dalla coesione sociale, dalla democrazia economica, dal controllo pubblico sulle risorse strategiche. Altrimenti, non faremo che ripetere la storia: accumuleremo armi, creeremo nuove tensioni e alla fine a pagare saranno sempre gli stessi – i lavoratori, i giovani, le fasce più deboli.
Quindi sì, riflettiamo su come difenderci, ma senza dimenticare chi siamo. La nostra risposta non può essere più bombe, ma più giustizia. Se vogliamo proteggerci, costruiamo un’Europa capace di difendere la dignità umana, non solo i suoi confini.
Penso che come UE dovremmo quantomeno creare una difesa o esercito comune destinando i fondi a una riorganizzazione degli eserciti nazionali e alla creazione di standard militari e basi comuni.
Con la NATO invece penso che dovremmo prendere le distanze iniziando a diminuire le sue basi militari e la sua presenza in UE.
La proposta della Francia per assicurare la sua sicurezza nucleare al resto dei paesi UE si inserisce in questo contesto ed è molto interessante e positiva, perché significa che potremmo fare a meno o sostituire del tutto le basi NATO dotate di armamenti nucleari, rendendo in questo modo l’Europa ancora più indipendente.
Fatto questo, dopo essere diventati indipendenti sotto l’aspetto militare e aver costruito un sistema di difesa comune e integrato,
dovremmo iniziare a decidere la linea politica da adottare per relazionarci a livello internazionale.
E senza dubbio, rispettando anche le aspirazioni fondative dell’UE, questa deve essere indirizzata verso la pace, il dialogo, la diplomazia mantenendo un atteggiamento autonomo e equidistante come soggetto terzo, senza seguire linee politiche dettate dagli USA che sono a noi estranee e che ci trascinano solo in guerre per i loro interessi, o in generale qualsiasi altra linea politica che non segue i nostri stessi interessi;
dato che attualmente abbiamo politici nazionali che si dichiarano nazionalisti, sovranisti ma poi fanno a gara per assecondare in maniera servile ogni desiderio statunitense, e politici europei che invece sembrano aver dimenticato o sembrano non sapere quali siano gli interessi europei dato che agiscono spesso in direzione contraria a questi.
Quindi se deve esistere un sovranismo politico allora facciamo sì che questo sia europeo.
Concordo con la confusione e il dubbio e credo che sia sano provarle, ci sono troppe decisioni che corrono sopra le nostre teste e che noi possiamo solo in parte intuire e dedurre.
Non ho risposte ma una riflessione: armarsi è la risposta di pancia dettata dalla confusione e dalla paura generata da un guerrafondaio che, finché stava dalla nostra parte, ci andava comodo non vedere. Perciò nel dubbio, magari sbagliando, preferisco farmi guidare dalla luce calma e pacata di Gino Strada: la guerra è sempre sbagliata.
E non solo perché ci rimettono sempre i poveri più che tutti gli altri, ma anche perché falcia via sicurezze, diritti e quei pochi pochissimi supporti sociali che ci sono.
Dopodiché mi rendo conto che dire "no" è troppo poco costruttivo per essere efficace ma qui mi fermo, almeno per ora.
Grazie per questi spunti di riflessione aperti, sinceri e intelligenti. Piacerebbe anche a me avere una soluzione o comunque una visione più chiara da dare, purtroppo non ne sono in grado.
In astratto sarei anche d'accordo: occorre essere indipendenti dagli USA e per farlo sono necessarie anche le armi.
Ma siamo davvero sicuri che sia questo ciò che vuole Vonder Leyen, abbandonare la Nato?
La stessa persona che oggi sarebbe a capo della NATO al posto di Rutte, se non fosse stata rieletta alla Commissione UE.
Da candidata a capo della Nato ora si fa paldina di una coalizione anti-Nato? Mi sembra ingenuo.
Inoltre, sembra che questi soldi li si voglia spendere proprio in armi americane, sul modello dei fantastici F35 o dei trident inglesi, armamenti che hanno bisogno di una manutenzione costante effettuata necessariamente negli USA. È il paradosso della Danimarca che minaccia di mandare gli F35 in Groenlandia, ma gli USA possono semplicemente decidere di non farlo decollare.
Insomma, se vogliamo le armi subito le possiamo solo comprare da USA, Russia e Cina e nessuna di queste opzioni sembra percorribile per la classe dirigente attuale.
Bisognerebbe investire in infrastrutture autonome magari, ma ci vorrebbero decenni e non so se ce lo lascerebbero fare.
Forse stiamo proprio cadendo nella rete di Trump: Biden ci ha chiesto di comprare più armi con le buone e gli abbiamo risposto picche. Trump fa la voce grossa e noi accettiamo di comprare più armi e aumentare la spesa militare. Infatti non sembra proprio preoccupato, Trump. Siamo scemi noi a pensare di diventare più indipendenti aumentando la nostra dipendenza dagli USA
Credo che la posizione ideale in questo momento storico sia di costruire una difesa comune europea separata dalla NATO, aumentando a circa il 3% del PIL Europeo la spesa militare per farlo. Si tratta di una ventina di miliardi di investimento+ spese di integrazione dei vari eserciti, non di più.
800 miliardi invece sono una cifra per armarsi e tanto, nuovamente, come 27 paesi nazionalisti, e sappiamo bene che basta una sola elezione sbagliata in Europa, perché sia una ricetta distruttiva.
La soluzione ideale non esiste perché noi umani abbiamo creato culture, credenze e macro meccanismi che tra di noi ci deumanizzano al punto da essere nuovamente tornati ai "Nazionalismi" nell'era globale. Perché i ricchi e potenti s fanno la guerra usando il povero, perché il capitalismo è un sistema che si è reso ottimale per controllare le masse.
Vorrei segnalare questa lettera aperta di alcuni/e attivisti/e che spiega le ragioni dell'adesione all’appello a scendere in piazza per l’Europa il 15 marzo, rivolta soprattutto a coloro che hanno espresso dubbi in merito all'iniziativa e si stanno giustamente chiedendo di “quale Europa” stiamo parlando. Nella lettera si affronta anche il tema che sollevi che, come giustamente sottolinei, non è di facile e immediata risoluzione.
La tua analisi è lucida e complessa, e proprio per questo apre un dibattito fondamentale: la sinistra può ancora essere pacifista senza risultare ingenua? Oggi più che mai, è una domanda che dobbiamo porci senza reticenze.
Partiamo da un punto fermo: non esiste sicurezza senza giustizia sociale. Se l’Europa avesse davvero a cuore la propria sicurezza, non avrebbe ignorato per anni il grido d’allarme delle classi popolari, non avrebbe smantellato il welfare, non avrebbe lasciato interi territori alla mercé della precarietà e dell’insicurezza. Ora ci dicono che il pericolo è la Russia e che l’unica risposta è un riarmo colossale. Ma se la vera minaccia arrivasse da dentro? Se il vero problema fosse la disuguaglianza crescente, l’abbandono delle periferie, il degrado del lavoro, la crisi climatica?
Tu dici che la storia insegna che senza un esercito si soccombe. Vero. Ma insegna anche che le guerre non portano giustizia, solo nuovi padroni. Militarizzare l’Europa ci renderà davvero più forti o ci legherà ancora di più agli interessi dell’industria bellica e delle multinazionali? Il complesso militare-industriale non difende la democrazia, difende sé stesso.
La sinistra non può cedere alla logica del "meno peggio", dell’accettare il riarmo solo perché "forse ci serve". La vera sicurezza viene dalla coesione sociale, dalla democrazia economica, dal controllo pubblico sulle risorse strategiche. Altrimenti, non faremo che ripetere la storia: accumuleremo armi, creeremo nuove tensioni e alla fine a pagare saranno sempre gli stessi – i lavoratori, i giovani, le fasce più deboli.
Quindi sì, riflettiamo su come difenderci, ma senza dimenticare chi siamo. La nostra risposta non può essere più bombe, ma più giustizia. Se vogliamo proteggerci, costruiamo un’Europa capace di difendere la dignità umana, non solo i suoi confini.
SE interessa ho appena pubblicato sul tema(SIA IN INGLESE CHE IN ITALIANO) https://open.substack.com/pub/lucastamati/p/fergusons-error-why-the-decline-of?r=5bb6mt&utm_campaign=post&utm_medium=web&showWelcomeOnShare=true
Penso che come UE dovremmo quantomeno creare una difesa o esercito comune destinando i fondi a una riorganizzazione degli eserciti nazionali e alla creazione di standard militari e basi comuni.
Con la NATO invece penso che dovremmo prendere le distanze iniziando a diminuire le sue basi militari e la sua presenza in UE.
La proposta della Francia per assicurare la sua sicurezza nucleare al resto dei paesi UE si inserisce in questo contesto ed è molto interessante e positiva, perché significa che potremmo fare a meno o sostituire del tutto le basi NATO dotate di armamenti nucleari, rendendo in questo modo l’Europa ancora più indipendente.
Fatto questo, dopo essere diventati indipendenti sotto l’aspetto militare e aver costruito un sistema di difesa comune e integrato,
dovremmo iniziare a decidere la linea politica da adottare per relazionarci a livello internazionale.
E senza dubbio, rispettando anche le aspirazioni fondative dell’UE, questa deve essere indirizzata verso la pace, il dialogo, la diplomazia mantenendo un atteggiamento autonomo e equidistante come soggetto terzo, senza seguire linee politiche dettate dagli USA che sono a noi estranee e che ci trascinano solo in guerre per i loro interessi, o in generale qualsiasi altra linea politica che non segue i nostri stessi interessi;
dato che attualmente abbiamo politici nazionali che si dichiarano nazionalisti, sovranisti ma poi fanno a gara per assecondare in maniera servile ogni desiderio statunitense, e politici europei che invece sembrano aver dimenticato o sembrano non sapere quali siano gli interessi europei dato che agiscono spesso in direzione contraria a questi.
Quindi se deve esistere un sovranismo politico allora facciamo sì che questo sia europeo.
Concordo con la confusione e il dubbio e credo che sia sano provarle, ci sono troppe decisioni che corrono sopra le nostre teste e che noi possiamo solo in parte intuire e dedurre.
Non ho risposte ma una riflessione: armarsi è la risposta di pancia dettata dalla confusione e dalla paura generata da un guerrafondaio che, finché stava dalla nostra parte, ci andava comodo non vedere. Perciò nel dubbio, magari sbagliando, preferisco farmi guidare dalla luce calma e pacata di Gino Strada: la guerra è sempre sbagliata.
E non solo perché ci rimettono sempre i poveri più che tutti gli altri, ma anche perché falcia via sicurezze, diritti e quei pochi pochissimi supporti sociali che ci sono.
Dopodiché mi rendo conto che dire "no" è troppo poco costruttivo per essere efficace ma qui mi fermo, almeno per ora.
Grazie per questi spunti di riflessione aperti, sinceri e intelligenti. Piacerebbe anche a me avere una soluzione o comunque una visione più chiara da dare, purtroppo non ne sono in grado.
In astratto sarei anche d'accordo: occorre essere indipendenti dagli USA e per farlo sono necessarie anche le armi.
Ma siamo davvero sicuri che sia questo ciò che vuole Vonder Leyen, abbandonare la Nato?
La stessa persona che oggi sarebbe a capo della NATO al posto di Rutte, se non fosse stata rieletta alla Commissione UE.
Da candidata a capo della Nato ora si fa paldina di una coalizione anti-Nato? Mi sembra ingenuo.
Inoltre, sembra che questi soldi li si voglia spendere proprio in armi americane, sul modello dei fantastici F35 o dei trident inglesi, armamenti che hanno bisogno di una manutenzione costante effettuata necessariamente negli USA. È il paradosso della Danimarca che minaccia di mandare gli F35 in Groenlandia, ma gli USA possono semplicemente decidere di non farlo decollare.
Insomma, se vogliamo le armi subito le possiamo solo comprare da USA, Russia e Cina e nessuna di queste opzioni sembra percorribile per la classe dirigente attuale.
Bisognerebbe investire in infrastrutture autonome magari, ma ci vorrebbero decenni e non so se ce lo lascerebbero fare.
Forse stiamo proprio cadendo nella rete di Trump: Biden ci ha chiesto di comprare più armi con le buone e gli abbiamo risposto picche. Trump fa la voce grossa e noi accettiamo di comprare più armi e aumentare la spesa militare. Infatti non sembra proprio preoccupato, Trump. Siamo scemi noi a pensare di diventare più indipendenti aumentando la nostra dipendenza dagli USA
Commento per esprimerti solidarietà nel non sapere cosa sia giusto e cosa no. Spero che a decidere cosa fare ci siano persone più sagge di me.
Credo che la posizione ideale in questo momento storico sia di costruire una difesa comune europea separata dalla NATO, aumentando a circa il 3% del PIL Europeo la spesa militare per farlo. Si tratta di una ventina di miliardi di investimento+ spese di integrazione dei vari eserciti, non di più.
800 miliardi invece sono una cifra per armarsi e tanto, nuovamente, come 27 paesi nazionalisti, e sappiamo bene che basta una sola elezione sbagliata in Europa, perché sia una ricetta distruttiva.
La soluzione ideale non esiste perché noi umani abbiamo creato culture, credenze e macro meccanismi che tra di noi ci deumanizzano al punto da essere nuovamente tornati ai "Nazionalismi" nell'era globale. Perché i ricchi e potenti s fanno la guerra usando il povero, perché il capitalismo è un sistema che si è reso ottimale per controllare le masse.
ri-amarsi
Vorrei segnalare questa lettera aperta di alcuni/e attivisti/e che spiega le ragioni dell'adesione all’appello a scendere in piazza per l’Europa il 15 marzo, rivolta soprattutto a coloro che hanno espresso dubbi in merito all'iniziativa e si stanno giustamente chiedendo di “quale Europa” stiamo parlando. Nella lettera si affronta anche il tema che sollevi che, come giustamente sottolinei, non è di facile e immediata risoluzione.
Il testo della lettera: https://www.mfe2.it/genova/2025/03/10/per-uneuropa-libera-unita-solidale-e-di-pace/
Per aderire: insiemepereuropadipace@gmail.com
Saluti