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Da un lato sono d'accordo con ciò che dici: la paura del futuro ha contribuito fortemente al crescere di queste destre, e spesso la mancanza di un disegno di futuro fatto di speranza ha spento gli animi di molti verso la sinistra. Dall'altro lato non sono completamente d'accordo con la tua analisi: chi vota destra vota anche perché ha paura, è vero. Ma molte volte chi la vota non fa parte delle classi più svantaggiate, come vuole la narrazione dominante e come smentiscono i dati: spesso fa parte di quella classe media (piccola o grande che sia) che, almeno nel nostro paese, prima votava, a maggioranza, centrodestra e poi ha abbracciato tutti i partiti di destra cresciuti negli ultimi anni (prima Salvini e poi Meloni). Una classe media sì spaventata ma molto spesso arrabbiata con i poveri, i migranti, le minoranze, quelle stesse categorie che la sinistra dovrebbe proteggere (ovviamente inclusi i lavoratori). Molte di queste persone hanno votato perché venisse abolito il reddito di cittadinanza, ricordiamocelo. Poi ovviamente in questo elettorato fa parte anche chi ha paura e basta, e magari non sostiene tutte le posizioni dei partiti di destra che vota. Però se fossero semplicemente questi a votare destra perché in molti casi non c'è stata una crescita di quei partiti di sinistra che hanno cercato di rappresentare un'alternativa al sistema? A eccezione di Podemos, Syriza e, per poco, Melenchone (ognuno in contesti differenti) le proposte radicali di sinistra non hanno goduto di grande spazio da parte degli elettori: non credo che chi voti destra sia disposto a sostenere l'alternativa "socialista" (passami il termine), anzi, spesso l'avversa. O meglio ancora, magari è sensibile ad alcune tematiche sociali (che non mi sembra si possa dire che la destra rappresenta) ma sicuramente non ha posizioni progressiste su altri temi, e ciò lo porta a preferire altri partiti. E quindi no, non tutto l'elettorato di destra è razzista o omofobo o misogino, ma questi elementi hanno sicuramente contribuito alla crescita di queste destre (penso soprattutto al tema dell'immigrazione). Ciò non significa che abbia senso appiattire tutto l'elettorato di destra e tutte le posizioni in quegli aggettivi che elenchi tu, anche solo per restituire un po' di complessità. Ma non vorrei (e non è questo il caso, ma l'ho visto accadere) che si cada in una sorta di "giustificazionismo", che con l'intento, anche giusto, di autocriticarsi e riflettere sulla complessità del reale, porti a sostenere che tutto sommato il razzismo, l'omofobia e la misoginia hanno delle giustificazioni nelle paure e difficoltà della gente e che quindi, alla fine, bisogna agire con punta di piedi su questi temi, onde evitare una "reazione" negativa. Ripeto, non credo fosse l'intento di questa mail, ma è purtroppo una certa retorica che si è diffusa in alcuni ambienti negli ultimi anni.

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Jun 10·edited Jun 11

Le sinistre e le controproposte al capitalismo sono state sistematicamente represse e demonizzate su scala globale, non dimentichiamo.

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Ciao, premetto che vorrei essere costruttivo con questo commento. Parli di futuri alternativi al capitalismo (le cui definizioni, come leggerai, non mi convincono per nulla) ma quali? Mi sono interrogato molto su questo per anni, ma non ne sono venuto a capo. Il fatto è che, salvo sconvolgimenti impossibili da creare (tipo diminuzione del n% della popolazione mondiale o una qualche apocalisse che colpisse ogni macchina elettrica/digitale) dal "capitalismo" non si scappa. E io mi sto convincendo che non si scappa dal "capitalismo" perché non si tratta di un modello economico come un altro, ma è un qualcosa di più simile al connubio tra la natura umana - manifestata sin dalla preistoria a tutte le latitudini - e la tecnologia avanzata, due circostanze dalle quali non si può scappare. Quindi, temo che demonizzare tendenze moderate e liberali non faccia altro che spianare ulteriormente la strada al populismo nero (ma pure quello analfabeta del M5S non è da meno, magari meno in malafede ma altrettanto dannoso) più che migliorare l'esistente. Scusa se mi sono permesso, ma credo che in questo periodo sia necessario confrontarsi davvero e non rimanere all'interno delle rispettive bolle. Ciao, e grazie

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Ciao, posso permettermi di suggerirti la lettura di Mark Fisher (se già non lo conosci)? Per me su questo tema è stato illuminante. Non tanto per le alternative al capitalismo, quanto per capire quanto quest’idea del capitalismo come forma inevitabile sia un’emanazione del capitalismo stesso, i suoi anticorpi che inglobano e soffocano le forme di pensiero divergente che tentano di affacciarsi.

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Ciao! Grazie del consiglio, conosco Fisher, è anche convincente in molte sue analisi, ma è l'oggetto di analisi che non mi convince. In primo luogo fatico proprio a riconoscere i contorni del capitalismo, che mi pare sia dato per scontato in quanto entità quasi senziente. Quando inizierebbe a manifestarsi? È una sorta di spirito del tempo? Chi lo dirigerebbe? Ma poi, prendendolo per buono, si stava meglio quando non c'era? Non lo so. E soprattutto, abbiamo evidenze empiriche credibili di sistemi alternativi esistenti?

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Esatto!

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Grazie ❤️

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