Premessa: se non sapete nulla di economia questa è la lettura per voi.
Immaginate ora di trovarvi agli inizi degli anni Settanta. Il mondo sta per cambiare ma (quasi) nessuno se ne rende davvero conto. Un giovane economista, Joseph Stiglitz, parla per la prima volta di alcune problematiche macroeconomiche che oggi richiamerebbero alla più ampia materia che si occupa di disuguaglianze. In pochi gli danno davvero credito, siamo alla vigilia del trionfo neoliberista, la fede nel mercato che aggiusta tutto è sempre più forte. Stiglitz non demorde e prosegue con i suoi studi: è convinto che il mondo stia prendendo una direzione di ingiustizie e privilegi, ha solo bisogno di tempo per provarlo.
40 anni dopo davanti a Wall Street gli uomini della finanza camminano a testa bassa, velocemente. Di fronte a loro un cordone della polizia li protegge da decine di giovani. In mano hanno cartelli: “We are the 99%”, “Occupy Wall Street”, “Banks are guilty”.
Siamo nel 2011, Joseph Stiglitz nel frattempo ha vinto il premio Nobel per l’economia, ha dimostrato di avere avuto ragione e ha pronunciato da poco una frase che avrebbe cambiato il modo di vedere il mondo di un’intera generazione: “Viviamo in un sistema produttivo progettato per l’1%” più ricco”.
Siamo il 99%, dobbiamo unirci dunque.
Il prezzo della disuguaglianza - Joseph Stiglitz
Se non sapete cosa rispondere a chi vi dice che il nostro sistema comunque funziona, a chi sostiene che la competitività faccia bene e a chi crede ancora nella mano invisibile, Joseph Stiglitz è la risposta.
Un grande economista ma anche un eccellente saggista. Con una semplicità disarmante Stiglitz vi introdurrà ad una materia che spesso viene raccontata da Tv e giornali come fredda, lontana e complessa: l’economia. Il principio della narrazione tecnocratica coincide esattamente con questo: allontanare i cittadini dai grandi temi della società e castrare lo scontro, componente necessaria in qualsiasi democrazia sana.
Di economia si può parlare e leggere anche con un approccio divulgativo (vi consiglio a questo proposito i profili IG di Kritica Economica e Coniarerivolta!) e Stiglitz lo fa davvero bene, raccontandoci di “Come la società divisa di oggi minaccia il nostro futuro”. Una lettura che per me è stata illuminante e che ci esorta a prendere posizione: un’economia ingiusta incuba il germe antidemocratico. Intervenire per riequilibrare potere e ricchezza è una delle urgenze più importanti del nostro tempo.
Lo consiglio soprattutto a chi di economia non ne capisce molto, è un libro scritto proprio per rendere estremamente digeribili concetti complessi. Ha quasi dieci anni, era pre-Covid, ma coglierete aspetti senz’altro estremamente attuali.
Uno dei miei primi saggi sul tema, oltretutto. Ottimo per chi non ha mai letto un libro sulle disuguaglianze.
Spoiler alert: dopo il successo di Mark Fisher il prossimo consiglio di lettura sarà nuovamente di filosofia.
Alcuni aggiornamenti
1) Ho riattivato un profilo Twitter per condividere argomenti più verticali, chi mi ama mi segua pure di là please! (Ma anche chi mi vuole bene è benvenut*).
Scherzi a parte, in un’epoca di ban facili temo di rimanere a un po’ a piedi, Twitter è un’ancora di salvezza!.
Cercate “Alessandro Sahebi” se non vi crea noia, vi sarei molto grato <3
2) In queste settimane ho ricevuto qualcosa come una decina di proposte di collaborazioni con brand, case editrici e simili. Non mi vedrete fare “#Ad” sui miei profili anche perché in quanto giornalista ho una deontologia da rispettare e non voglio in nessun modo essere influenzato in ciò che dico.
Il mio progetto è 100% grassroots politic, accetto solo sostegno dal basso! Ho attivato un account Buy Me a Coffe con cui potete offrirmi un caffè, come sempre solo se ve la sentite davvero. Grazie alle 65 sostenitrici e sostenitori di questi mesi.
Questa settimana ringrazio in particolare l’Estetica Cinica (che onore!), Arianna, Marta P., Lin, Monica R. (per te ringraziamento triplo in quanto membership mensile), Monica 2, Valeria, Daniela, Lin(?), Silvia, Francesca, Martina, Alb (?), Manuela, Sergio, Antea, Alessia, Camilla, Cristina, Rosanna.
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3) Ho capito che in molt* di voi i post sulla dignità del lavoro di queste settimane hanno fatto breccia. La tracotanza meritocratica ed educazionista ha provocato molti danni, umiliando ingiustamente “i perdenti” di questo sistema.
Devi laurearti in tempo, nelle migliori università. Questa è la via per il successo?
Di solito uso il terzo punto per ringraziarvi, oggi lo userò per dirvi una cosa per me importante, qualcosa che forse ho capito tardi anche io dopo essermi vergognato per tanto tempo perché in ritardo con gli studi ero costretto a mantenermi lavorando in un fast food.
Non dobbiamo vergognarci di noi stessi se non abbiamo un lavoro o se non abbiamo il lavoro dei nostri sogni. Né se non riusciamo ad ottenere una laurea in tempo, oppure mai. Non dobbiamo vergognarci se siamo in difficoltà, se il mondo ci sembra stretto e nemmeno se amiamo qualcosa che non ci farà ottenere uno status sociale elevato.
Siamo la working class: il mondo potrebbe fare a meno dei ricchi ma mai di noi.
Nessun lavoro onesto non è dignitoso. Nessun percorso di studi è inutile.
Siate fieri di quello che fate, anche se non corrisponde alla narrativa delle élite.
Ciò che non va lo cambiamo insieme, un passo alla volta. Promesso!
Buona serata
Alessandro