L'ignorante non è il tuo nemico
Il razzismo è ignoranza. L’omofobia pure. Per non parlare del patriarcato.
Il razzismo è ignoranza. L’omofobia pure. Per non parlare del patriarcato.
Oppure no?
L’ignoranza, soprattutto a sinistra, è la risposta facile a fenomeni complessi. Associare l’ignoranza a ciò che riteniamo essere malvagio è un errore grave che rischia di rendere difficile la comprensione della realtà, paradossalmente rendendoci ignoranti a nostra volta e fomentando un’insana spaccatura alla base della piramide sociale.
Ma prima vi racconto un episodio.
L’altro giorno discutevo con un amico di attualità - mi pare di ricordare a seguito di una delle tante polemiche mordi e fuggi di Sanremo - e nel bel mezzo della discussione una sua frase mi ha colpito: “Al giorno d’oggi, con l’accesso ad una mole pressoché infinita di informazioni sul web, l’ignoranza è una scelta”.
Non è la prima volta che alle mie orecchie giunge questo adagio, trovo che sia abbastanza diffuso tra i giovani appartenenti alle élite culturali, soprattutto inserito in strutture argomentative che fanno dell’ignoranza un’onta e un problema da eradicare.
Ma non sono pienamente d’accordo.
Credere che il razzismo, l’omofobia e il patriarcato (o qualsiasi altro fenomeno ritenuto negativo) possano essere sconfitti “iniettando nelle vene di chi non sa” libri e ricerche è tanto impensabile quanto ingenuo. Da una parte, procedendo con ragionamento inverso, perché significherebbe credere alla falsa convinzione per cui chi sa - o peggio, chi ha un titolo di studio -non possa essere mosso da principi malvagi o azioni poco virtuose. Assunto falso, oltre che pericoloso. La storia umana è piena di intellettuali convintamente razzisti, professori intolleranti o governanti misogini.
Dall’altra perché, al netto delle nostre convinzioni, scegliere di essere ignorante non è mai propriamente una scelta. Ad esempio: svilupparsi in un contesto socio-economico dove la conoscenza non è una virtù il più delle volte causa un’inibizione della spinta a voler sapere, o almeno a voler sapere nella sua accezione più comune e istituzionalizzata. Questo accade già nei primi anni di vita (a 5 anni) e modifica le strutture cerebrali degli individui, che continueranno a non sentire il bisogno di adeguarsi alle élite intellettuali, da cui si sentiranno respinte e umiliati. Nascere nella culla fortunata invece incentiva l’acquisizione di capitale culturale, strumento necessario alle persone per emanciparsi e per ottenere - almeno in teoria - un posizionamento privilegiato nella società. I figli di famiglie provenienti dai percentili più agiati della popolazione ottengono mediamente risultati migliori a scuola, già dal primo anno di elementare, staccando i loro coetanei poveri di parecchi mesi in termine di sviluppo e di apprendimento.
Il gap tra chi sa e chi non sa non è il frutto di una scelta deliberata degli individui ma, su larga scala, l’effetto di un’ingiustizia atavica che lascia ferite difficilmente rimarginabili in campo neurologico e sociale.
“Sì ma non negare l’evidenza Alessandro” Vero, il razzismo e l’omofobia sono più diffusi tra chi ha meno competenze e un titolo di studio di basso livello. Ma è un errore confondere cause ed effetti: non è l’ignoranza il germe di questi fenomeni bensì una delle brecce di vulnerabilità verso cui mirano coloro che vogliono cavalcarli.
Non sapere può voler dire non poter formulare strategie d’analisi complesse, non avere strumenti per mettere in dubbio una narrazione, agire affidandosi a fallacie. Ma non sempre è vero e quasi mai è una colpa. L’ignoranza è un fenomeno umano da combattere nella sua multidimensionalità e la conoscenza di ogni suo aspetto, senza pregiudizio, è condizione sine qua non per trasformarla.
Pensare dunque che il sapere sia una legittimazione di superiorità autoportante è pericoloso. Perché rende le vittime di un sistema ingiusto dei nemici.
E perché, come sostiene Socrate, può essere sul piano di percezione del sé, un inganno.
Raffaele Alberto Ventura - Radical Choc: ascesa e caduta dei competenti (Einaudi)
Perché dovremmo premiare i competenti?
Se l’ignorante è il cattivo allora, per ragionamento inverso, il competente sarà il buono. Tuttavia secondo Ventura affidando le nostre vite agli esperti, ne siamo anche diventati dipendenti. E da dipendenti abbiamo perso il giusto metro per giudicare quella che in questi anni è diventata un’’élite dominante.
Attenzione: una sana critica alla religione della competenza non è una sua totale delegittimazione. Anzi, evidenziarne i limiti e conoscerne le dinamiche di potere è esercizio di crescita e di maturità intellettuale.
Radical Choc è un libro dissacrante ma lucido, illuminante e di facile accesso.
Ridefinisce, soprattutto storicamente, i limiti fisiologici delle società stratificate e evidenzia come la competenza, oggetto oggi più che mai di ammirazione, non sia meno soggetta alle debolezze dell’essere umano.
La scienza e il sapere non esistono asetticamente ma si possono esprimere solo all’interno della società che le contiene. E la società, piaccia o no, è una galassia di forze che deforma qualsiasi materia. Essere astronomi di questo processo e mapparne le dinamiche è conoscenza nella sua accezione più pura, Radical Choc è certamente un ottimo spunto per rimettersi in discussione.
Socraticamente, sapere.
Alcuni aggiornamenti
Melma.
Come ripeto spesso ai miei follower non bisogna credere ciecamente a ciò che dico, casomai rispettarlo per quello che è: un punto di partenza e mai d’arrivo.
Per questo motivo da un po’ di tempo cercavo un modo per estendere lo spazio di esposizione e allargarlo a persone in grado di offrire punti di vista più ampi del mio. Da qualche settimana è su tutte le piattaforme di podcast e musica “Melma”, il progetto editoriale mio, di Pietro Baroni e Davide Borri finalizzato a comprendere le disuguaglianze.
Perché Melma? La melma è la componente più pesante della palude, quella che sta sul fondo, compatta. La melma si attacca alle scarpe, è una zavorra, un fastidio. Come sono un fastidio coloro che, nolenti, stanno alla base della piramide della società. I poveri, gli emarginati, i perdenti di un gioco truccato che chiamiamo meritocrazia. Degli ultimi si parla poco, degli ultimi si parla male. Essere melma molte volte significa essere la comparsa inconsapevole di una narrazione distorta e dannosa. Melma, il podcast, cerca di ribaltarla.Vi lascio il link a Spotify. Nelle prime settimane il successo è stato per noi inaspettato e ci tengo a ringraziarvi a nome di tutto il team.
Per chi non l’avesse ancora ascoltato i primi tre episodi (su un totale di dieci) sono già online qui, se non avete Spotify potete usare qualsiasi altra App.
LINK
Grazie del sostegno.428 sostenitrici e sostenitori di voi hanno deciso di sostenermi con un caffè virtuale. Cosa avete ottenuto in cambio? Nulla, avete solamente deciso di sostenere il mio progetto e il mio lavoro. Come ho spesso raccontato alcuni temi alle redazioni non sempre piacciono e con alcune testate ho dovuto interrompere sul nascere delle collaborazioni. Ciò da una parte è frustrante ma dall’altra è comprensibile: ridefinire lo status quo ha delle conseguenze. Lo sapevo e non mi piango addosso.
Grazie di cuore a coloro che decidono di supportarmi in qualsiasi forma: con un messaggio in direct, con una mail di riflessione o offrendomi un caffè (per ora solo virtuale ma nel 2022 sarò in giro per l’Italia) sul mio profilo di Buy Me a Coffe. Grazie, state valorizzando quello che faccio e lo state facendo nel modo più sincero.Solo per chi può permetterselo senza grandi rinunce: potete offrirmi un caffè al link che riporto qui sotto. Da qualche mese ho inserito per chi volesse anche la sezione “Membership” (accanto a quella “Support”) per offrirmi un caffè mensile, fisso e in automatico (finché vorrete, ovviamente), e sostenere con più costanza il mio lavoro. Sebbene sia qualcosa simile ad OnlyFans o Patreon non ho nulla in più da poter offrire a chi berrà il caffè con me. Però se mi scrivete in DM vi seguo, così possiamo restare in contatto e magari gustarne, un giorno, uno dal vivo. Come molte e molti di voi sanno non accetto nessuna proposta di Sponsor da aziende e agenzie private, senza giudicare chi lo fa, voglio mantenermi libero ed essere sostenuto solo da chi fruisce dei miei contenuti.
Vivo di conferenze e di ciò che scrivo, mi basta questo.Qui, sempre per chi può il link di Buy Me a Coffe → Offrimi un caffè
Grazie a tutt*, un abbraccio
Alessandro Sahebi
In arrivo diversi caffèè
Grazie Alessandro per tutte le tue newsletter, in particolare per questa perchè hai messo in scrittura una serie di riflessioni che faccio da mesi e che a volte, proprio perchè composti di strumenti diversi, avevo difficoltà a mettere insieme. Soprattutto perchè io sono una di quelle persone privilegiate che ha avuto accesso all'istruzione, cresciuta in una fallacia retorica della conoscenza acquisita dal "duro lavoro" che ti eleverà non si sa dove. Bello fiorire. Grazie!