La disuguaglianza è una scelta, non è la normalità
La finestra di Overton è un concetto politico che mi ha sempre affascinato perché mi permette di rispondere a chi mi dice: “Hai ragione ma molti non la pensano come te, la realtà è ben diversa” .
Il realismo ci impone di credere che l’enorme disuguaglianza in cui siamo immersi sia normale e che non ci sia alternativa.
La ridistribuzione sembra un’utopia.
La finestra di Overton ci permette di sognare. Secondo Overton gli stadi di un’idea politica vanno dall’impensabile al legale, così un pensiero radicale può cambiare per sempre la concezione del mondo per come lo conosciamo.
Il matrimonio fra due persone dello stesso sesso ai tempi dei miei nonni era, per esempio, impensabile.
Poi l’idea che l’amore tra due individui debba essere sempre garantita, indipendentemente dall’orientamento sessuale, fu adottata da un gruppo ristretto di radicali. All’inizio li chiamavano estremisti e sicuramente hanno sacrificato qualche plauso dalle masse, ma hanno introdotto un concetto nel dibattito che nel tempo è diventato legale.
Oggi ciò che ieri sembrava folle è normalizzato.
Ci sono poi idee legali che possono tornare nell’impensabile, come la schiavitù o il proibizionismo. O, perché no, l’idea che il patrimonio di una persona sia inattaccabile.
Il concetto è semplice: la natura umana non conosce molti limiti e qualsiasi idea ha un potenziale, seppur minimo, di entrare nel dibattito pubblico e diventare consuetudine.
Perché dovrei limitarmi allora nel pensare ad un mondo nuovo? Perché dovrebbe preoccuparmi di essere minoranza?
La storia la scrivono le minoranze, se ci pensi bene.
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